La lettura dei post su questo assignment mi ha rivelato una questione che sinceramente ignoravo, pur leggendo testi scientifici. Non avevo mai considerato che parte dei soldi della tassa universitaria siano necessari alle biblioteche per pagare riviste scientifiche sempre più costose. Soprattutto on avevo mai riflettuto sul “parassitismo economico” dell’editoria accademica che pubblica tali riviste.
L’editoria non finanzia nè supporta i lavori che pubblica. Anzi, questi lavori sono sostenuti da soldi pubblici. Gli editori si accaparrano i diritti d’autore e rivendono gli articoli, per di più a costi che crescono troppo più velocemente rispetto alla crescita dell’inflazione. Una tecnica straordinaria per fare enormi profitti!
Se i diritti d’autore sono stati concepiti, come ricorda Lawrence Lessig, per sostenere chi si dedica ad attività creative di cui beneficia l’intera comunità ma non di immediato riscontro remunerativo per l’ideatore, l’editoria accademica trae profitti dal copyright proprio nel mentre frena le attività creative, mettendo (come dice Monbiot) un VIETATO L’INGRESSO al giardino della conoscenza.
L’open access non riesce a scalfire i monopoli del’editoria perchè ancora non si può cessare di leggere le riviste a pagamento. E’ necessario che i ricercatori vi pubblichino per fare carriera e ricevere finanziamenti. Il National Institute of Health rappresenta un modello luminoso: impone di pubblicare gli articoli in Open Access a coloro ai quali finanzia i lavori.
Nel 2008, 33 premi Nobel scrivono una lettera al Congresso Americano per supportare la politica di accesso pubblico al NIH, affermando che la conoscenza scientifica si deve rendere libera per 1. ricercatori e scienziati, i quali potranno giovare della letteratura riferita a discipline diverse oltre che a quella specializzata; 2. studenti; 3. grande pubblico, che vuole essere sempre più al corrente dei nuovi progressi.
“I governi dovrebbero esercitare pressioni affinchè tutti gli articoli scientifici prodotti nell’ambito di ricerche finanziate con denari pubblici siano resi disponibili in un archivio pubblicamente accessibile”. (Monbiot)
…
Al nostro governo c’è un grande esempio di capitalismo spregiudicato, che non a caso non si è dimenticato dell’editoria.
Da wikipedia: Nel campo editoriale diventa, ed è, il principale editore italiano nel settore libri e periodici; nel gennaio 1990 acquisisce la maggioranza azionaria di Mondadori (in cui è confluita negli anni novanta la Silvio Berlusconi Editore, fondata dal magnate milanese negli anni ottanta e attiva nella stampa periodica, e che comprò Tv Sorrisi e Canzoni) con una manovra che causerà un contenzioso (vedi Lodo Mondadori) e la Giulio Einaudi Editore (comprata dalla prima), e di alcune rilevanti case minori (Elemond, Sperling & Kupfer, Grijalbo, Le Monnier, Pianeta scuola, Frassinelli, Electa Napoli, Riccardo Ricciardi editore, Editrice Poseidona).
Una politica di supporto alla libera circolazione di idee è tanto auspicabile, ma risulta tanto difficile da immaginare che la applichino gli stessi parassiti privilegiati che beneficiano della sua negazione.